Al capitolo dodicesimo della genesi, la Bibbia narra la storia di Abramo. Egli è il patriarca del popolo ebraico, di quello cristiano e anche di quello islamico. In tal senso, Abramo è il padre della fede e in lui le tre grandi religioni monoteiste trovano un punto d'incontro.
Domandiamoci: il pluralismo religioso può portare a negare l'esistenza di Dio oppure a dimostrarla?
E' una domanda che emerge nel nostro contesto culturale, il quale non è più "cristiano" ma pluriconfessionale. Nella nostra società infatti troviamo convivere diverse fedi e filosofie religiose.
Il rapporto con la divinità è mediato dalla cultura e dalla sensibilità in cui si vive. Vediamo per esempio nelle religioni monoteiste che i musulmani chiamano la divinità "Allah" mentre gli ebrei "JHWH" e i cristiani "Dio". Ma se Dio è uno, com'è possibile che viene interpretato in modo diverso?
In realtà, quest'aspetto ci fa comprendere che la divinità non può essere posseduta dall'uomo, perché Dio è infinito e la religione ne può esprimere un aspetto ma non potrà mai contenerlo, è piuttosto Dio che contiene in se ogni uomo.
Nella nostra società, può accadere di scontrarsi con chi non la pensa come noi o con chi ha una fede diversa dalla nostra. Questo atteggiamento di chiusura e di condanna non tende alla ricerca della verità e quindi del bene della persona. Occorre trovare quindi un punto di contatto: qui viene proposta la figura di Abramo.
https://www.youtube.com/watch?v=GwE_c97hKzg
Con la storia di Abramo inizia di fatto la storia del popolo ebraico, di quello cristiano e di quello islamico. La sua storia è narrata ampiamente all'interno della Bibbia, a lui è attribuita la nascita del monoteismo.
I maestri ebraici raccontano in tal senso una storia:
"Abramo nacque in un paese di idolatri ed era figlio di Terach che fabbricava idoli. Un giorno Terach chiese ad Abramo di restare a guardia degli idoli nella sua bottega. Rimasto solo con le statue, Abramo le colpì con un'accetta e la gettò a terra riducendole in mille pezzi. Non distrusse però la più grande alla quale mise in mano l'accetta. Quando il padre tornò e vide quel disastro andò su tutte le furie e accusò Abramo, il quale però rispose: "Non sono stato io! E' stato l'idolo più grosso a rompere tutti gli altri; guarda, ha ancora l'accetta in mano!" Terach allora replicò: "Come può essere stato lui? E' solo una statua! L'ho costruita io, non si muove e non parla!" e Abramo: "Se non possono né muoversi, né parlare, né ascoltare, né vedere, come puoi adorare questi idoli? Come possono essere delle divinità queste statute che tu hai fatto con le tue mani? Ascolta dunque padre mio, l'Eterno che ha creato ogni cosa, Egli è il vero Dio ed Egli ha fatto luce nel caos che annebbia la mia mente!".
Anche i musulmani - nel Corano (il loro libro sacro) - hanno un racconto simile su Abramo con qualche sfumatura.
( PER APPROFONDIRE: Abramo nella tradizione islamica:
https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2012/07/05/abramo-nella-tradizione-islamica)
A differenza del racconto Biblico che racconta il sacrificio di Isacco, il Corano riporta il sacrificio di Ismaele, perché - secondo la tradizione - da Isacco ha origine il popolo ebraico, da Ismaele invece quello islamico.
Religione | Luogo sacro | Libro sacro | Patriarca | Divinità | Simbolo |
CRISTIANESIMO | |||||
EBRAISMO | |||||
ISLAMISMO |
Abbiamo ascoltato che Abramo era un nomade, era molto ricco e con un grande desiderio: avere una terra stabile e una discendenza. Abramo infatti era sposato con Sarai (che vuol dire "mia principessa") ma lei era sterile (cioè non poteva avere dei figli).
La Bibbia inizia a narrare la storia di Abramo con un invito da parte di JHWH:
«Il Signore disse ad Abram:
«Esci dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì».
Dio ha un sogno per Abramo e forse è il sogno che Abramo si porta dentro: diventare padre di un grande popolo. E' bello sin da qui, notare che Dio non impone ad Abramo un comando, piuttosto gli tira fuori quello che Abramo ha nel cuore.
Desiderare è ciò che permette all'uomo di alzarsi la mattina e mettersi in cammino. Desiderare è sognare ad occhi aperti, è credere che la felicità è possibile, è battersi perché la propria stella possa brillare. In effetti è questo il significato della parola "desiderare" dal latino "de" "sidera" cioè mancanza di stelle. Il desiderio allora è cercare la propria stella ed è quello che Dio fa con Abramo.
Il patriarca gli chiede: "cosa mi darai?". E' così che il Signore lo porta fuori dalla tenda e gli chiede di guardare le stelle dicendogli: "contale se ci riesci, tale sarà la tua discendenza". Dio in qualche modo, chiede ad Abramo di brillare come le stelle del cielo, anzi, Abramo dovrà essere la stella più luminosa, quella che dovrà guidare il cammino di tutti i popoli.
Eppure la sua vita non ha sempre brillato. Abramo ha fatto tante sciocchezze nella sua vita, come quando andò in Egitto con sua moglie e siccome Sarai era molto bella, Abramo aveva paura che lo uccidessero per prendersi sua moglie. Allora Abramo mette in giro la voce che lei non è sua moglie ma sua sorella. Capite? E' come se il tuo fidanzato si vergognasse di te e facesse finta di non vederti quando sta con i suoi amici.... Faceva queste cose Abramo, ma Dio credeva in lui, faceva il tifo per lui!
Il sogno di diventare padre di un popolo si concretizzerà con la nascita di Isacco (figlio di Abramo), ma questo potrà avvenire solo attraverso l'intervento di Dio proprio perché Sarai non poteva avere figli. La promessa però si fa attendere e Abramo non riesce ad aspettare. Dio ha promesso un figlio, ma quando? E soprattutto "come"?
E' attraverso questo tormento che Abramo, insieme a sua moglie prenderà una decisione: siccome Sarai è sterile, Abramo dovrà unirsi con la sua schiava Agar e avere un figlio da lei, in questa maniera sarà garantita la discendenza.
Da questa unione nascerà Ismaele che secondo la tradizione darà vita al popolo islamico. Con questa nascita la preoccupazione di Abramo è messa in silenzio ma non il suo desiderio più vero. E' così che un giorno, vennero a visitare Abramo tre uomini, per portargli un'annuncio.
https://www.youtube.com/watch?v=iIp3spxDPWY
Ciò che Abramo e Sarai ritengono impossibile si realizza: con la nascita di Isacco la moglie di Abramo non si chiamerà più Sarai ma Sara, perché non sarà più la principessa di Abramo ma di tutti i popoli (da "mia principessa" a "principessa").
Ora Dio chiede un'ultima prova ad Abramo: quella del sacrificio del figlio.
https://www.youtube.com/watch?v=NCAlMBYQqq8
Una prova incredibile quella a cui Abramo è sottoposto. Perché Dio vuole vedere in una maniera così forte se Abramo gli è fedele?
In realtà quest'episodio ci insegna qualcosa di molto profondo, una relazione genitore - figlio che conosciamo anche noi. Quando per esempio i genitori vogliono possedere il proprio figlio, magari vedendo in esso una continuazione dei propri obiettivi o cercando in tutti i modi di proteggerlo, come se non dovesse crescere ma rimanere sempre "piccolo".
Sul monte Moria Abramo deve vivere questa sfida: amare e non possedere il figlio, lasciare che esso viva la sua vita, faccia le sue scelte. Ad essere sacrificato infatti, non sarà un agnello ma un montone che è il padre dell'agnello. Un immagine forte che descrive il sacrificio di Abramo anziché quello di Isacco.
Si può avere un figlio (immagine di un padre possessivo) o mettere al mondo un figlio (immagine di un padre aperto al dono della vita e di un futuro non programmato). Abramo li ha conosciuti entrambi quando ha dovuto rinunciare al possesso del figlio sul monte che Dio aveva stabilito. Per questa ragione egli non è solo l'uomo di fede, ma anche l'icona del padre che sa condurre il figlio davanti al mondo.
(Riflessioni tratte dal libro di Marco Manco "Abramo. Una storia di fede")
E' solo in questo momento che Abramo brilla perché finalmente riesce a lasciare andare ciò che più ama. Se ci pensiamo bene le stelle non possono trattenere per se la loro luce, ma devono lasciarla andare. E' solo donando che ci si arricchisce, è solo amando che si diventa luce.
Attività laboratoriale: "fatti per brillare".
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