"Saulo intanto, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese
lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in
catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che
avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a
Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una
voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei,
o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Coraggio, alzati ed
entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano
il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo
nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così,
guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza
vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore disse: «Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono". (Atti degli Apostoli 9, 1 - 19)
https://m.youtube.com/watch?v=oyaYOQT84gg
Come abbiamo visto dal video, Sauolo era un ebreo appartenente alla tribù di Beniamino. Ecco come egli stesso si definisce in una lettera:
- circonciso l'ottavo giorno della stirpe d'Israele (secondo la tradizione ebraica, ogni ebreo maschio doveva essere circonciso otto giorni dopo la nascita. La circoncisione è il segno dell'alleanza tra gli ebrei e Dio);
- della tribù di Beniamino (era una sorta di albero genealogico che ogni ebreo aveva. I dodici figli di Giacobbe, erano le stirpi da cui provenivano gli ebrei);
- ebreo da ebreo (cioè tutti i suoi parenti sono ebrei. E' bene ricordare che gli ebrei si sposavano solo tra di loro, cercavano di non avere legami con altri popoli);
- fariseo quanto alla legge (Saulo era un fariseo molto osservante. I farisei erano un gruppo religioso che cercava di vivere in modo minuzioso la Thorà, cioè la legge ebraica. I farisei, proprio per la loro assoluta integrità morale, erano ritenuti delle guide autorevoli della comunità ebraica);
- quanto a zelo, persecutore della Chiesa, irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge (Saulo perseguita i cristiani, perché credeva che essi mettano in discussione proprio la legge. Per questo Saulo, opprimendo i cristiani credeva di fare un bene).
Saulo era un uomo molto acculturato, appartenente alla scuola di Gamaliele. Il fatto del suo essere ebreo non era una cosa secondaria nella sua vita, potremmo dire che era la sua stessa vita. L'ebraismo non era per lui solo un'appartenenza religiosa ma anche culturale e "generazionale".
Saulo è il suo nome ebraico, il nome romano invece era Paolo, egli infatti era anche cittadino romano e pertanto godeva i diritti di tutti i cittadini romani. Conosceva perfettamente le Scritture ebraiche, ma era anche un profondo conoscitore della filosofia greca. A lui dobbiamo il primo scritto del nuovo testamento: una lettera indirizzata ai cristiani che si trovano a Tessalonica, scritta attorno al 49 - 50 d. C.
Per Paolo la legge è la sua vita, egli pensava di poter vantare dei meriti davanti a Dio, perché faceva ciò che la legge comandava. A pensarci bene, forse, qualcuno di noi si comporta nella stessa maniera. Per esempio: ci aspettiamo che quell'amico ricambi un favore che gli abbiamo fatto. Faccio i compiti perché così il prof mi mette un più. Studio perché così il prof mi mette un bel voto e i miei genitori mi fanno un regalo. Non dovrei piuttosto studiare perché lo studio fa bene a me? Mi fa essere sempre più intelligente e capace di comprendere il mondo? E con l'amico: gli faccio un favore perché gli voglio bene, non perché almeno ho un tornaconto.
Ecco allora che anche noi come Paolo, abbiamo bisogno di una "conversione". Cioè di pensare e agire in un altra maniera, quella cioè che ci fa passare dalla schiavitú dei bravi ragazzi alla libertà dei figli di Dio.
Paolo si rese conto di non essere libero, ma schiavo, perché tutto quello che faceva aveva un secondo fine. Si rese conto che la legge non lo rendeva libero. Si affaticava per rispettare ogni singola norma solo per sentirsi bravo davanti a Dio e forse superiore agli altri. Tuttavia, nonostante osservasse tutti i precetti non si sentiva amato. Fu solo quando capì che Dio ama a prescindere se si è bravi o cattivi, forti o fragili che cadde da cavallo. Si, così gli Atti degli Apstoli descrivono la conversione di Paolo per dire che egli cadde dai suoi principi.
https://m.youtube.com/watch?v=FC0_AyVMxC8
Ora Paolo non mette più al centro la legge, ma la "grazia", cioè l'amore di Dio manifestatosi con la morte sulla croce di Gesù Cristo.
Quando una persona si sente amata, allora vorrà rimanere in quell'amore e farà di tutto per coltivarlo e accrescerlo. Se una persona è amata non deve dimostrare nulla, non deve conquistare l'amore perché l'amore se è tale è un dono. Infondo nessuno può ricambiare il dono della vita per il semplice fatto che non esiste valore più grande. Nessuno può ricambiare la cura che qualcuno ha avuto verso di me nell'accudirmi, nel consigliarmi, nell'educarmi...
Una volta entrato in questa logica, Paolo diventerà il più grande predicatore di tutti i tempi, colui che ha portato il messaggio di Gesù fuori dal territorio ebraico per farlo conoscere a tutte le genti. Per questo egli viene anche chiamato "apostolo delle genti".
https://m.youtube.com/watch?v=eDSpI2CCmP0&t=97s
San Paolo era un uomo accogliente e inclusivo, perché non si è chiuso nella sua religione, non si è confinato dentro la propria etnia, ma ha saputo ascoltare e accogliere tutto quello che di buono trovava nelle altre culture. In un un bellissimo discorso, dal titolo la bisaccia del cercatore, don Tonino Bello (un vescovo pugliese) fa riferimento a San Paolo con queste parole:
«Oltre il bastone del pellegrino, prenderei una seconda cosa: la bisaccia del cercatore. Il cristiano che oggi, in questo crepuscolo del secondo millennio, vive drammatiche trasformazioni epocali; il cristiano che voglia mettersi in viaggio verso la casa comune europea, per diventarvi inquilino, deve prendere con se anche la bisaccia del cercatore.
Come fece San Paolo, santo di statura europea, il quale è stato giustamente chiamato l'uomo dei due mondi, perché nativo nella cultura ebraica, è diventato a pieno titolo indigeno alla cultura greca. Più che con la spada, San Paolo bisognerebbe raffigurarlo con la bisaccia, teso com’era a raccogliere i valori della cultura che aveva attorno. In tal senso Egli orientava i cristiani: "Non spegnete lo Spirito, Non disprezzate le profezie. Esaminate ogni cosa: tenete ciò che è buono e lo dice anche a noi: esaminate ogni cosa e poi mettete nella bisaccia ciò che è buono; disponetevi cioè all'analisi critica di tutto ciò che il mondo vi offre, e poi mettete nella bisaccia del pellegrino tutto ciò che trovate di buono, anzi, tutto ciò che trovale di bello, "tutto ciò che trovate di bello' dice il testo. San Paolo la sua bisaccia l'ha riempirà dì queste perle che ha trovato in giro sulle bancarelle della cultura greca. Egli ha saputo cogliere dal mondo circostante il concetto dì ordine, il concetto di armonia, il concetto dì decoro, e soprattutto il concetto di coscienza. Gli ebrei avevano chiaro e fermo il concerto di Legge scritta sulle tavole dì pietra. L’idea della legge non scritta, o meglio, scritta nel cuore, è tipica del pensiero ellenistico. San Paolo l'ha scoperta come ricchezza nella cultura greca e l'ha fatta propria mettendola nella propria bisaccia- E sapete tutti quanti che peso esercita ancora oggi questa categoria nella coscienza degli uomini.
Rifletti:
1. La nostra società oggi è capace di accogliere ciò che è diverso e di valorizzare le cose buone? Spiega il perché
2. Secondo te la diversità è un ostacolo o una ricchezza? Perché?
3. Come potremmo costruire un mondo più bello?
4. Come giudichi la figura di san Paolo? Quale aspetto ti ha maggiormente colpito?
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