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«La verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi.
D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella «loro verità» e cercano di imporla agli altri. Sono come quei legalisti accecati che, vedendo Gesù colpito e sanguinante, gridano infuriati: «Crocifiggilo!» (cfr Gv 19,6). In realtà, chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici».
Benedetto XVI 28 marzo 2012
Papa Benedetto parla di un relativismo che non permette all'uomo di dirigersi verso un orizzonte e che rende l'umanità chiusa in sé stessa. Cerca nel vocabolario il significato di relativismo per poi riflettere insieme.
Il relativismo è come quando sei in viaggio da qualche parte e ti si oscura Google maps...non sai più da che parte andare. La mancanza di riferimenti, di obiettivi ed esempi da seguire è un chiaro sintomo del relativismo. Secondo te è possibile perseguire la verità o dobbiamo rassegnarci all'opinione più convincente?
Se dico: a me non piacciono i capelli rasati a zero, sto affermando una verità oggettiva o soggettiva? Perché?
Se dico: questa 🍎 è una mela. Sto dicendo una verità oggettiva o soggettiva? Perché?
Benedetto XVI infine dice che Dio ha dotato l'uomo di ragione perché sia in grado di ricercare la verità. Mah cos'è la verità? Secondo San Tommaso d'Aquino (un grande filosofo medievale) la verità è l'adequazione dell'intelletto alla realtà. Qual è il significato di questa affermazione?
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Dal romanzo di Susanna Tamaro "Per Sempre":
"Una volta è venuta fin quassù una giornalista. Aveva sentito parlare un suo amico dell'uomo che vive solitario e voleva fare un articolo. Era una donna giovane e sembrava piuttosto sicura di sé. Come tutte le persone sicure, era convinta di sapere chi fossi e ogni sua domanda non era che un tentativo di inserirmi in uno stampino che aveva già pronto per me. Più andava avanti, però, più sembrava insoddisfatta. Faceva domande indiscrete e io rispondevo raccontando la mia vita quassù, del silenzio, delle pecore, delle cose che avevo scoperto. Le ho raccontato anche di come, un giorno, la mia gatta avesse allattato - insieme ai suoi cuccioli - uno di scoiattolo e di come qule figlio, in breve, fosse diventato il suo prediletto. «Non credo agli idilli» mi aveva interrotto, impaziente. «E a che cosa crede?» «Alla verità. » «E cos'è la verità?» «la verità è che lei nasconde qualcosa.» «Pensa che sia un assassino?» «Non so. Comunque maschera, simula. C'è qualcosa di irritante in lei.» «Che cosa le dà tanto fastidio?» «Il fatto che lei sembra avere delle certezze. Parla del "bene" del "bello" come se esistessero...»» Perché, se lei avesse un figlio non lo troverebbe bello?»
Si è fermata un istante indecisa. «Si, probabilmente si. Ma sarebbe bello per me, un fatto individuale insomma. Il bello come concetto assoluto non esiste.» «Perché non esiste l'assoluto?» «Certo che no.» «E chi le ha detto che non esiste?» «La scienza ha una spiegazione per tutto. E se ancora non c'è l'ha la troverà presto.»«Lei sa quando morirà?» «No, ma cosa c'entra? Tranne i condannati a morte non lo sa nessuno.» «Appunto.»«Da tempo, l'antropologia ci ha spiegato che credere in ciò che non si vede è una necessità delle menti primitive. Fin dalle prime culture dell'uomo ci sono testimonianze di queste forme di superstizione, e la genetica e la biochimica hanno dato fondamento scientifico a queste intuizioni. Quello che crede sia fuori di lei, in realtà è al suo interno: una minuscola area del cervello fatta per provare emozioni forti. Tutte le visioni dei santi si potrebbero spiegare e riprodurre tranquillamente in laboratorio.»
L'ho interrotta. «È ancora viva sua madre?». Un lampo di perplessità ha attraversato il suo sguardo; stava percorrendo una strada esplorata mille volte, conosceva ogni salita, ogni curva, ogni discesa; sapeva sopratutto la destinazione; non aveva mai sospettato che ci potesse essere la possibilità di una deviazione.
«No. È morta tre anni fa.» «Ha pianto?» «Certo, ho pianto, ma non c'è niente di strano. Tutti piangono quando muoiono le madri.» «E questo non le suggerisce niente?» «Che cosa dovrebbe suggerirmi?» «C'è un'area del cervello per spiegare anche questo?» «Naturalmente si.» «Dunque il dolore che lei prova a era pura chimica?» «Lei non può farmi queste domande.» «Perché no?» «Perché sono io che faccio l'intervista».
(Discussione in classe)
«Comprendi, se lo puoi, che Dio è Verità. È scritto infatti che Dio è luce, non la luce che vedono i nostri occhi, ma quella che vede il cuore quando sente dire: è la verità»
(Sant'Agostino. De Trinitate 8,2)
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